Se il pensiero rivoluzionario privilegia “la difesa dell’individuo contro la possibile tirannia della famiglia e della Chiesa” (HUNT 1994: 25), per Hegel, invece, “l’individuo è subordinato alla famiglia” (PERROT 1994: 77), e per i liberali la famiglia “è la chiave della felicità individuale e del bene pubblico” (PERROT 1994: 80). Nell’Ottocento la famiglia è vista come il “fondamento dello Stato” (PERROT 1994: 86) e, al suo interno, il padre continua ad essere considerato l’autorità suprema: “il padre domina con tutta la sua statura la storia della vita privata dell’Ottocento” (PERROT 1994: 99). La sua superiorità è stabilita dal Codice civile, che nell’art. 213 recita: “Il marito deve protezione alla moglie e la moglie obbedienza al marito” (PERROT 1994: 100). Insomma, il gruppo rimane “al di sopra dell’individuo” (PERROT 1994: 121). Si cominciano a scorgere, tuttavia, alcuni segnali favorevoli all’affermazione della sfera individuale, come la camera personale, la diffusione della doccia, la toilette e la cura del corpo, la moda del diario privato e dell’album-ricordo, dove si raccolgono brevi appunti e cartoline illustrate (CORBIN 1994: 332ss). Nel ‘900 l’individuo si va via via liberando dalla dipendenza gerarchica del padre, così che il matrimonio finisce di essere soltanto un affare tra famiglie, e diventa il risultato di una scelta personale (SARACENO 1994: 63), ma la preponderanza della ragion di Stato rimane netta, lo Stato è incommensurabilmente superiore al semplice cittadino.
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