domenica 13 settembre 2009

04. La Restaurazione in un’Europa che è cambiata

Nel 1815, i capi degli Stati vincitori (Austria, Inghilterra, Prussia e Russia) si riuniscono nel Congresso di Vienna e ridisegnano il nuovo assetto politico d’Europa all’insegna di un ritorno allo status quo ante e della restituzione del trono ai legittimi sovrani e degli antichi privilegi all’alta nobiltà e all’alto clero. In particolare, la Confederazione germanica viene posta sotto la presidenza ereditaria dell’imperatore d’Austria, mentre alla Polonia, che pure viene annessa alla Russia, viene riconosciuta una parziale autonomia, che è sancita da una Carta costituzionale (è la terza Costituzione, dopo quelle americana e francese), la quale prevede l’affiancamento del re da parte di due Camere, la libertà di culto e di stampa, l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge, la tutela della proprietà privata, l’autonomia del potere giudiziario (1815). Seppure sconfitta, la Francia continua ad incutere paura e rispetto e conserva tutto il suo prestigio in Europa, tanto che i monarchi di Austria, Gran Gretagna, Russia e Prussia, sentono il bisogno di stringere un Trattato di (quadruplice) alleanza (1815) in funzione antifrancese. Gli interessi dei sovrani vittoriosi non sono, però, del tutto coincidenti, e mentre la Gran Bretagna, che è la sola grande potenza coloniale con un passato storico di stampo liberale, avverte il bisogno di riconoscere certe libertà per sostenere le sue attività commerciali, i sovrani di Austria, Prussia e Russia perseguono una politica estremamente conservatrice e di chiusura e si impegnano a prestarsi reciproco aiuto, allo scopo di reprimere ogni tentativo di richiesta di libertà e di indipendenza da parte dei popoli sottomessi (Santa Alleanza, 1815).
Il Congresso di Vienna riafferma l’origine divina del potere dinastico del sovrano e la vecchia concezione patrimonialistica dello Stato, secondo la quale lo Stato è proprietà del re, mentre i cittadini sono solo sudditi e non hanno diritti propri, i loro diritti essendo solo quelli concessi dal sovrano. Quindi, niente libertà d’opinione, niente libertà di stampa, niente libertà di culto, niente libertà di associazione, niente diritto di rappresentanza politica, niente uguaglianza di tutti davanti alla legge, niente sovranità popolare. È un evidente tentativo di ritornare al passato, facendo finta che nulla sia successo. Le importanti eccezioni dell’Inghilterra, dove la subalternità del sovrano al parlamento si è consolidata sin dal XVII secolo, e della Francia, dove Luigi XVIII ha dovuto concedere una carta costituzionale, stanno però a dimostrare che un ritorno al passato non è possibile, che i tempi sono cambiati e che il modello feudale non risponde più alla domanda di liberalismo e di democrazia proveniente dalle classi borghesi e da molti intellettuali, nobili ed ecclesiastici, che sono ormai convertiti al nuovo sistema economico capitalistico, che ha finito per contaminare anche il settore agricolo.
La fiducia dell’individuo nei propri mezzi e la voglia di dimostrare il proprio valore, che possono essere ritenuti tratti distintivi della classe borghese, stanno alla base del progresso scientifico e tecnologico e forniscono un formidabile impulso al capitalismo industriale. La diffusione della macchina a vapore (scoperta nel 1769), del filatoio meccanico (scoperto nel 1770) e di vari macchinari agricoli rendono possibile la nascita della fabbrica moderna, mentre la comparsa del primo battello a vapore (1807), della prima locomotiva (1814) e del primo telegrafo elettrico (1844) alimentano l’affermazione di una mentalità nuova e sono alla base di una profonda trasformazione della società. L’Ottocento è anche il secolo di Charles Darwin (1809-1882), che sviluppa la teoria dell’evoluzione delle specie, e di Gregor Mendel (1822-1884), che scopre le leggi sull’eredità. La scienza fa grandi progressi e molti cominciano a credere nella possibilità di un progresso illimitato e in un continuo miglioramento delle condizioni sociali (Positivismo). In questo clima di ottimismo nascono nuove branche del sapere come la psicologia, la sociologia, l’antropologia, la biologia, la chimica, la fisica e la matematica, che continueranno a svilupparsi anche nel secolo successivo.

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