Corrotto e incapace di adeguarsi ai tempi che cambiano, l’impero Ottomano attraversa, nell’Ottocento, un periodo di profonda crisi, economica e militare, nei confronti della quale i sultani si rivelano impotenti. Dopo il tentativo di riformare l’Impero da parte di Selim III, che fallisce a causa dell’insuperabile opposizione dei giannizzeri, ci riprova Mahmud II (1808-39), il quale, questa volta, si premunisce attuando una politica tesa all’eliminazione dei giannizzeri e ponendo il suo movimento riformatore sotto l’insegna dell’Islam. Nonostante il suo tentativo di “occidentalizzare” l’Impero e rafforzare l’esercito, la situazione rimane critica e molte popolazioni ne approfittano per insorgere e puntare alla propria indipendenza nazionale. L’Inghilterra è contraria allo smembramento dell’Impero, che darebbe eccessivo potere alla Russia, mentre Francia e Austria esibiscono un comportamento altalenante, che cambia a seconda del momento e comunque è teso a procurarsi i maggiori vantaggi possibili: l’Austria è interessata ad estendere il suo potere sui Balcani, la Francia in Egitto e in Medio Oriente.
Alla fine, la dissoluzione dell’Impero appare inevitabile e tutti cercano di approfittarne, tanto le popolazioni sottomesse, che iniziano la lotta per l’indipendenza, quanto alcuni paesi europei che, come belve fameliche, ne dilaniano le carni. Il primo paese a rendersi indipendente è l’Egitto (1805), seguito da Grecia (1829) e Serbia (1830), mentre la Francia strappa l’Algeria (1830). Della crisi ottomana cerca di approfittare anche la Russia, che punta a crearsi uno sbocco nel Mediterraneo, essendo contrastata dall’Inghilterra. La guerra di Crimea (1853-6) origina proprio da un tentativo di aggressione ai danni dell’impero da parte della Russia, contro la quale intervengono gli inglesi, affiancati, nella circostanza, dalla Francia e dal Piemonte, che hanno la meglio. Nonostante lo scampato pericolo, il declino dell’Impero prosegue inarrestabile. Dapprima è Bulgaria a rendersi indipendente (1870). Poi il Congresso di Berlino (1878) riconosce l’indipendenza di Serbia, Romania e Montenegro, e stabilisce la cessione della Bosnia-Erzegovina all’Austria e di Cipro alla Gran Bretagna. Infine, si registra la perdita di Tunisia e Marocco, che passano alla Francia (rispettivamente nel 1881 e 1912), della Libia e del Dodecanneso che sono conquistati dall’Italia (1912), oltre all’indipendenza di Bulgaria (1885) e Creta (1898). Nel tentativo di porre fine a questo processo di sgretolamento, un gruppo di ufficiali e funzionari (i cosiddetti Giovani Turchi) s’impadroniscono del potere e rafforzano l’autorità centrale, ma invano: la prima guerra mondiale si conclude con la definitiva scomparsa dell’Impero ottomano.
13. Presente e Futuro
15 anni fa
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