domenica 13 settembre 2009

26. Il quadro politico mondiale a cavallo fra XIX e XX secolo

Alla vigilia della prima guerra mondiale, la situazione internazionale è pesantemente influenzata dagli interessi dei principali paesi imperialisti, che sono Gran Bretagna, Francia, Germania e Giappone, con l’outsider degli Stati Uniti, che fino ad oggi hanno adottato una politica isolazionista, ma che, al momento, costituiscono la prima potenza industriale del mondo e il cui eventuale intervento potrebbe incidere in modo determinante sugli equilibri internazionali.
La Gran Bretagna mira sostanzialmente al controllo dei mari, allo sfruttamento coloniale e a condizioni di libero mercato. Essa può contare sulla più grande e potente flotta navale al mondo, ma deve guardarsi dalla prepotente ascesa dell’Impero tedesco, che ne insidia il predominio sull’Europa e sui mari.
Il Giappone ha imboccato la via della modernità e sviluppato un forte sentimento dell’onore nazionale. Essa aspira a cacciare gli europei dall’Oriente e ad ottenere l’egemonia commerciale nell’area del Pacifico e a diventare “l’Inghilterra dell’Asia”.
La Francia non ha ancora digerito la sconfitta di Sedan (1870) e coltiva sogni di rivincita (revanche) nei confronti della Germania, in particolare vorrebbe recuperare i territori perduti dell’Alsazia e della Lorena, ma non dispone dei mezzi necessari per realizzare questa politica di potenza.
Consapevole di rappresentare la prima potenza militare in Europa e nel mondo e animata da sentimenti ipernazionalisti, la Germania persegue una politica imperialista e mira al dominio del mondo (pangermanesimo). Con questi intenti, Guglielmo II allestisce una potente marina da guerra e si lancia “verso la più sfrenata competizione economica e in un contesto internazionale dove ogni nazione tende alla maggiore affermazione egoistica della propria forza” (RENOUVIN 1974: 435).
L’Austria-Ungheria non dispone dei mezzi per condurre una politica d’espansione, ma nemmeno ne avverte l’esigenza, essendo le sue preoccupazioni assorbite dai movimenti nazionalistici che si agitano al suo interno e che rischiano di farla implodere. Essa non può ignorare che quasi il 50% dell’intera popolazione è di nazionalità slava.
Nonostante le sue dimensioni territoriali e demografiche, che la collocano al primo posto in Europa, e un’indubbia crescita industriale, la Russia è ancora in netto ritardo rispetto alle altre grandi nazioni europee, non solo sotto il profilo economico, ma anche su quello militare e degli armamenti. Le sue mire sono rivolte all’Oriente, ai Balcani ed al Mediterraneo, dove si trova a competere principalmente col Giappone, l’Austria-Ungheria e la Turchia, ma deve guardarsi dalle mire egemoniche della Germania.
Gli interessi dell’Impero ottomano sono orientati almeno alla propria sopravvivenza e, possibilmente, al recupero delle posizioni perdute, anche se il principio di realtà non induce a farsi soverchie illusioni: essendo una parte debole, il suo futuro è legato ad una politica di alleanze.
Piuttosto complessa è la situazione nei Paesi balcanici, dove la Serbia persegue una politica egemonica e tende a realizzare l’unione nazionale della Jugoslavia, svolgendo la stessa funzione che ha assunto per l’Italia il Piemonte, ma il suo disegno va contro gli interessi dell’Austria e della Turchia. Dal tentativo da parte di Bulgaria, Grecia e Serbia di liberarsi definitivamente dal giogo ottomano prendono origine le “guerre balcaniche” (1912-3), a seguito delle quali l’impero Ottomano perde tutti i suoi possedimenti in Europa. Ciò non basta a creare condizioni di pace nella regione balcanica, perché i regni appena costituiti continuano a coltivare ambizioni territoriali.
Anche la Cina attraversa un periodo di debolezza ed è considerata l’”uomo malato” dell’Asia orientale. Le sue membra sono contese dalle grandi potenze europee: Germania, Francia, Gran Bretagna e Russia, oltre che dal Giappone. Intanto, in seguito ad una rivolta divampata ad Hankou, nella Cina centrale, nell’ottobre del 1911, e poi diffusasi in tutte le province dell’impero, il capo di stato maggiore imperiale, generale Yuan Shikai, tratta con i ribelli, e il 14 febbraio 1912 un’assemblea rivoluzionaria, riunita a Nanchino, lo acclama primo presidente della neocostituita Repubblica cinese. Lo stesso anno Pu Yi, l’ultimo imperatore cinese, abdica all’età di sei anni, e inizia per la Cina una nuova era.
L’Europa, invece, rappresenta la maggiore potenza mondiale ed è in grado di condizionare le economie e le politiche di tutti i paesi del globo. Dal punto di vista politico, vi si possono distinguere due principali forme di governo: una forma autocratico-assolutistica, che è incarnata da Austria, Germania e Russia, e una forma liberal-democratica, che è rappresentata da Francia e Gran Bretagna. Dal punto di vista sociale, seppure in diversa misura, in tutti i paesi europei, nel periodo 1848-1914, si assiste alla prepotente ascesa del proletariato, che entra in lotta contro la borghesia per il primato nella società.

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